Gay & Bisex
L'AMICO DEI CAMIONISTI
di RedTales
18.06.2017 |
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"Luciano aveva reclinato in parte lo schienale e si stava godendo quel momento e, per renderlo ancora più forte, cominciò a toccargli il pene e a strizzargli..."
Ormai la sua tecnica di… caccia era consolidata e sicura. Si recava nel grande parcheggio notturno dove sostavano decine e decine di mezzi, parcheggiava in una zona tranquilla e… si toglieva tutto, restando solo con una camicia e un paio di infradito e si metteva a gironzolare. Ovviamente non si avvicinava al bar e alle zone più illuminate, anche se i servizi con le docce erano una delle sue mete abituali. Durante il suo “tour” spesso si sentiva rivolgere dei commenti non molto piacevoli, ma aveva imparato a ignorarli, tanto lo sapeva che riusciva sempre a trovare qualcuno interessato a lui.In fondo era un bell’uomo, sulla quarantina, fisico tonico e ben modellato e, soprattutto, completamente e perfettamente depilato. E quest’ultimo particolare sapeva essere molto apprezzato, in particolare dagli autisti dell’est. Quel posto, secondo lui, era perfetto: in periferia, frequentato da camionisti di passaggio, tranquillo e riservato ed era il classico luogo dove sicuramente non poteva trovare nessuno che lo conoscesse.
Quella sera si era già messo all’opera. Avvicinandosi ai bagni fu notato da un gruppetto di tre che stavano chiacchierando davanti alla porta. Suscitò la loro curiosità ma il tutto si fermò a quella. Girò intorno all’edificio e incrociò un altro che con asciugamano e borsello stava raggiungendo le docce. Era un tipo che poteva andargli bene, anche se, solitamente, si accontentava di tutto. Si fermò appoggiandosi al muro e si passò la lingua sulle labbra in modo inequivocabile. L’uomo rallentò e si fermò a pochi centimetri da lui e lo squadrò da capo a piedi. In uno stentato italiano disse: “soldi? Vuoi soldi?”
Paolo con un grande sorriso gli rispose di no. Non convinto ripeté: “no soldi? No paga te?”
“No, no. Niente soldi. Con me ci si diverte solo ma non si paga. Niente soldi.” Lo guardò ancora e poi allungò la mano sul solo bottone chiuso e lo aprì, allargò la camicia per guardargli il fisico e subito gli afferrò palle e pisello. Li strinse delicatamente e poi risalì con la mano fino ai capezzoli.
“Bene. Vieni.” e lo invitò a seguirlo a gesti. Raggiunse un grande mezzo, aprì la porta della cabina e, sempre indicando con la mano, gli mostrò di salire.
Lo aveva fatto decine di volte e afferrò con sicurezza il maniglione e si issò sul primo gradino quando si sentì appoggiare una grossa mano sul culo. Era così grande che riusciva a contenere quasi tutta una chiappa. Le dita spinsero nel solco cercando di aiutarlo a salire. Il tutto gli diede una piacevole sensazione. Lo intrigava sentirla stringere e ne fu così contento da salire assai lentamente consentendogli di vedere e toccare il più possibile. Arrivato all’ultimo gradino si fermò, quasi in attesa che il suo ospite lo spingesse dentro. Disse qualcosa in una lingua a lui sconosciuta e con un tono assai soddisfatto e aumentò la pressione sul culo come per spronarlo ad entrare.
Una volta in cabina tirò subito le tende per creare una certa privacy e gli indicò la comoda cuccetta. Gli parlò ancora ma Paolo non capì nulla. Gli era già capitato altre volte e non gli importava. In fondo non era li per parlare ma per godere. Pensò di prendere subito l’iniziativa e gli sbottonò i pantaloni, li calò assieme alle mutande e portò alla luce quel bel saccottino quasi sommerso dalla fitta peluria. Lo liberò dalla sacrificata posizione e lo accostò alle labbra mentre il suo amante continuava a borbottare frasi incomprensibili. Si godette quell’antipasto con calma e gusto, facendolo indurire a puntino. Non era niente di speciale ma, visto che non aveva fatto alcuna fatica per trovarlo, andava benissimo. Continuò a lavorarselo fin quando non fu completamente pronto. A quel punto si staccò, sperando che l’uomo avesse voglia di continuare quel gioco nel suo buchetto. Capitava infatti che più di qualcuno volesse proseguire con il pompino per raggiungere l’orgasmo. Ovvio che gli piaceva anche questo, ma quando lo prendevano da dietro era più felice. E, questa volta, fu proprio quello che successe. Gli mostrò di stendersi mentre lui gli porse un preservativo e, dopo essersi tolto del tutto i pantaloni, mentre si “impacchettava” il cazzo, Paolo si passò del lubrificante nel posto giusto e si mise giù. Il camionista gli salì sopra e senza perdere altro tempo lo inchiappettò. Ci diede dentro con forza per una buona manciata di minuti poi, gongolando soddisfatto, si spostò. Il condom pieno indicava che aveva raggiunto il traguardo. Gli diede una forte sculacciata e continuò a parlargli in quella lingua sconosciuta. Vedendolo rimettersi i pantaloni capì che era già finito, così si alzò, si chiuse di nuovo un solo bottone della camicia, cercò le sue infradito e poco dopo si ritrovò in strada. L’uomo lo salutò con un gesto della mano e si avviò nuovamente verso le docce.
Paolo pensò che non era stata la scopata del secolo e che, vista l’ora aveva ancora tempo per cercare qualcosa di meglio e così si avviò verso la zona del bar. E fu fortunato perché incontrò quasi subito Luciano, un vecchio camionista che aveva già incontrato parecchie volte negli ultimi anni.
“Dai! Possibile che ti trovo sempre vestito da troia?”
Rise senza dire niente.
“Sono appena arrivato, ho fame e sete. Se ti va e se ti vesti andiamo a mangiare qualcosa e poi ci divertiamo.”
Si, la proposta era interessante anche perché una pausa dopo l’incontro di poco fa poteva proprio andar bene e poi anche perché era certo che il dopocena sarebbe stato sicuramente piacevole.
Gli disse che era appena arrivato, mentendo spudoratamente su quanto aveva appena finito di fare e che si era appena tolto i pantaloni per… cercare di rimorchiare qualcuno e che li aveva lasciati in macchina. Insieme la raggiunsero chiacchierando amabilmente come due vecchi amici.
Luciano si infilò i jeans, si abbottonò la camicia e calzò i mocassini.
“Le mutande? Neanche a pensarci di metterle, vero?”
“Dai, così dopo facciamo prima...”
“Si, si, in fondo poi ti dovrai togliere tutto prima di fare la cavalcata...”
Entrati al bar notarono un certo movimento e si sistemarono nella zona della tavola calda, consumando tranquillamente la cena.
Dopo il caffè Luciano insistette per pagare e quindi si avviarono verso il suo TIR. Una volta dentro finirono tutte le chiacchiere perché entrambi sapevano perché erano li e tutti e due avevano voglia di scopare. Lo avevano fatto già altre volte e Paolo si ricordava cosa gli piaceva. Infatti Luciano si aprì i pantaloni, li abbassò quanto bastava per liberare, come diceva lui, “la bestia” e si sedette sul sedile del passeggero con le gambe larghe mentre il suo amante, dopo essersi sbarazzato in fretta dei vestiti, si accucciò li in mezzo e iniziò a prepararlo con la bocca. Con lui era sempre la stessa cosa. Prima lo succhiava per bene e poi gli si sedeva sopra e, appoggiando le mani sui braccioli si doveva scopare da solo. Ma, vista la buona dotazione e la resistenza di quel cazzo la cosa gli piaceva assai.
Mentre stava per impalarsi chiese se si potevano chiudere le tendine ma l’altro rispose che: “questa volta mi va di dare spettacolo… Le lascio aperte… Magari facciamo venire voglia a qualche collega...”
Non rispose pensando che in ogni caso, con la poca luce che c’era in cabina nessuno li avrebbe visti ma, come se gli avesse letto nel pensiero, appena lo prese tutto dentro, Luciano accese una luce da lettura proprio sopra di loro, rendendo quella cabina assai ben visibile in quel buio parcheggio.
“Dai! Cosa fai?”
“Ma come, ogni volta ti lamenti che non cambio mai e adesso che ho una novità, ti lamenti?”
“Si, ma così ci vedono tutti...”
“E dov’è il problema? Prima giravi praticamente nudo per il parcheggio e ti vedevano tutti quelli che ti incontravano… Non è la stessa cosa?”
“Si, ma qui… scopiamo.”
“E allora vuol dire che quelli che ti guardano si divertiranno di più nel vederti saltare sulla “bestia”.
Lasciò perdere, anche perché quel grosso cazzo in culo gli stava già piacendo e aveva proprio voglia di sentirlo meglio. Si appoggiò ai soliti braccioli e iniziò a muoversi facendo sbattere da tutte le parti il suo pisello.
Luciano aveva reclinato in parte lo schienale e si stava godendo quel momento e, per renderlo ancora più forte, cominciò a toccargli il pene e a strizzargli i capezzoli con l’altra mano.
Paolo chiuse gli occhi per godersi completamente quella scopata che sapeva essere lunga e assai godereccia. Rimase immerso nel suo piacere continuando a saltare su quel duro e grosso paletto che gli si conficcava completamente dentro ansimando, mugolando e sospirando come una cagna in calore. Forse accentuava il tutto ma sapeva che ciò eccitava il suo camionista. L’urletto più forte lo lanciò quando sentì che stava per venire. Lo disse ad alta voce anche perché sapeva che lui si seccava se gli schizzava in giro e così gli diede il tempo per mettere l’altra mano davanti e raccogliere la sua crema. Spalancò la bocca per comunicare quanto fosse felice e aprì gli occhi e, istantaneamente si bloccò vedendo almeno sei o sette persone li intorno che li guardavano. O meglio, che guardavano lui perché Luciano era coperto. Ormai lo schizzo era partito e la mano non si fermò, anche perché il suo partner nemmeno si accorse di quei guardoni.
Riprese fiato e con la voce spezzata per la sorpresa gli disse che li stavano guardando.
Luciano si spostò un po’ di lato e guardò fuori dalla cabina ma, con tutta calma gli rispose di lasciar perdere, di fregarsene e di… riprendere a muoversi perché gli stava proprio piacendo.
Si sentì in profondo imbarazzo ma lo accontentò e riprese a muoversi proprio quando si ritrovò la mano ricoperta di sperma davanti alla bocca.
“Dai, leccala… Pulisci tutto. Su, da bravo...”
Lo faceva ogni volta, ma questa… Continuava a fissare quegli uomini a poche decine di centimetri da loro… Vedeva i loro sguardi… Osservò che almeno due si stavano masturbando e… mise da parte la titubanza e iniziò a leccare avidamente quella mano sentendo anche alcuni fischi di ammirazione. La leccò come meglio sapeva fare, anche se disturbato dal suo movimento e, come Luciano gliela tolse, cominciò a dimenarsi ancora di più.
Volevano lo spettacolo, pensò, e noi glielo diamo. Puntò meglio i piedi e le mani e cercò di far uscire quel fallo quasi del tutto prima di abbassarsi per riprenderlo tutto dentro. E continuò, continuò finché Luciano non gli gridò il suo orgasmo. Allora si fermò perché sapeva che gli piaceva così e quando gli disse di alzarsi, come una vecchia troia navigata si spinse il più vicino possibile al vetro, allargò le gambe il più possibile e si passò una mano sul culo raccogliendo quanto stava colando e, abbassandosi fin quasi sul cruscotto per farli vedere meglio iniziò a leccare quegli umori. E si ripeté più volte fin quando non riuscì a raccogliere più niente. A quel punto Luciano spense la luce e dal piccolo gruppetto partì un fragoroso applauso. Si pulirono con della carta e si sedettero nel divanetto dietro i sedili.
Gli chiese se gli era piaciuto e se farlo con la luce accesa e con il pubblico lo avesse intrigato. Si, Paolo ne convenne, dopo il primo momento in cui avrebbe voluto sprofondare, sparire, poi la cosa lo aveva decisamente eccitato e stimolato a fare… di più.
“Me ne sono accorto… Non ti eri mai leccato la mano con tutto quello che ti ho sbrodolato dentro...”
“Sai, non volevo deludere il mio… pubblico.”
Risero. Gli offrì qualcosa di fresco da bere e dopo un’altra decina di minuti si rivestì e salutato il suo splendido amante uscì per avviarsi alla sua macchina. La serata era stata ottima, forse iniziata un po’ in sordina, ma terminata splendidamente. Era venuto, aveva goduto alla grande e si era eccitato assai nel sentirsi osservato. Era appagato e tornava a casa contento. Questo era quello che pensava ma, arrivato quasi davanti alle docce i tre uomini che erano fermi li a parlare lo chiamarono. Erano italiani. Si girò verso di loro e il primo gli disse in modo cordiale: “ciao. Prima ti abbiamo visto. Sei una meraviglia. Una porca coi fiocchi. Se vuoi possiamo fare una cosetta tutti assieme. Ho il cassone vuoto e abbiamo dei cazzi coi fiocchi.”
Preso alla sprovvista balbetto un: “ma? Prima... in cabina… Ma… io… stavo andando a casa…Eravate voi li fuori?”
Un altro, indicandogli di guardare in basso, replicò: “diciamo che Luciano è stato l’antipasto e adesso passiamo alle cose più grosse...”. Davanti ai suoi occhi c’erano tre enormi cazzi che venivano maneggiati con disinvoltura dai rispettivi proprietari.
Paolo rimase immobile, sorpreso, ma soprattutto assai… voglioso. Anche se si era appena saziato… quei tre piselloni sembravano promettergli qualcosa di veramente… super. Come avrebbe potuto rinunciare senza poi pentirsene?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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